Viviamo attualmente in un mondo dove un bambino di quattro anni, mediamente, non è in grado di scrivere correttamente il suo nome, ma è in grado di aprire la sua app preferita su tablet, smartphone o computer.
L’utilizzo di questi apparecchi fin dalla tenera età sta certamente creando una generazione più integrata con lo sviluppo tecnologico della società, ma a che prezzo?
Nessuna critica al sistema: la scienza non è di per sé né buona né cattiva, dipende sempre dall’utilizzo che se ne fa.
Così come i coniugi Curie non sapevano degli effetti devastanti (anche per loro) della scoperta e della manipolazione del radio, chi ha creato il sistema di “rete” mondiale, chi ha sviluppato dei mezzi in grado di farci parlare in tempo reale con persone dall’altra parte del pianeta, probabilmente non pensava a due persone che si mandano emoticon ridicole o foto imbarazzanti.
“Guardi sempre il telefono”
Per fare un esempio, un problema ben più diffuso di quanto non si creda, oggigiorno, è la dipendenza da smartphone, ma che potremmo estendere anche ai tablet.
Sicuramente è legato alla facilità di accesso a internet e alle sue svariate possibilità, come poteva esser presente 20 anni fa, quando non esistevano certi strumenti?
Colpa della modernità?
Seguendo l’esperienza di psicoterapia individuale svolta in studio, verrebbe quasi naturale essere esortati a pensare che la diffusione di un disturbo come la dipendenza da smartphone sia legato alla loro estrema diffusione e facilità di accesso.
Seppur un genitore possa tentare di tenere lontano da questo i propri figli, essi troveranno tablet in molti dei luoghi che frequentano: scuole, piazze, farmacie, anche in posta; essi non hanno ruoli di “distrazione” o “svago”: sono molto utili per questioni organizzative, informative e a livello scolastico hanno dato un grosso contributo, come nella comunicazione aumentativa per i ragazzi con disabilità, ma anche per normodotati durante il periodo di lockdown e didattica a distanza.
La colpa, dunque, non si può dare alla tecnologia: è sempre il suo utilizzo a determinare lo stigma o l’esaltazione.
Il ruolo della famiglia
L’avanzata della dominanza tecnologica non si può (e nemmeno deve) contrastare, anzi, combatterla significa già darle un significato, un ruolo, mentre essa deve sempre rimanere un “mezzo per”.
A che età iniziare?
Cercare di dare alla televisione e all’informatica il giusto ruolo, educare i più piccoli all’uso corretto, non è certo facile.
In una ricerca improntata proprio sull’influenza della televisione e dei programmi visibili su altri mezzi, gli psicologi Lillard, Li e Boguszweski hanno dimostrato che anche i migliori programmi istruttivi e culturali hanno in realtà un’influenza negativa sui bambini al di sotto dei 3 anni: a quell’età, infatti, nemmeno la fruizione mediata positivamente risulta avere un buon effetto sui bambini.
I consigli derivati dalla psicoterapia individuale
La dipendenza o la cattiva influenza che un uso scorretto dei media può esercitare su un bambino solitamente non viene “rilevata” in giovanissima età, ma spesso si ripercuote sulla persona in modo tale che solamente una volta raggiunta l’adolescenza o l’età adulta risulti evidente.
Questo ovviamente non significa che in giovane età non si subisca il peso dei media, anzi, dai rilevamenti svolti nel corso di decenni di psicoterapia individuale è stata stilata una “lista di consigli” utili ai genitori per dare la giusta “posizione, visione, fruizione e accezione” ai media, di qualsiasi tipologia essi siano
Limitare
Un semplice consiglio, da questo punto di vista, è quello di non lasciare troppe ore i figli davanti alla tv, di non lasciare che abbiano supporti mediatici nella loro cameretta, porre molta attenzione ai contenuti ai quali accedono (ad esempio utilizzando il parental control).
Non manipolare
Questo tipo di consiglio contrasta una brutta abitudine che spesso i genitori adottano: utilizzare la tv o il tablet come “premio” oppure negar loro l’accesso come punizione; come dicevamo prima la tecnologia non dev’essere buona o cattiva, ci devono essere regole chiare.
Incoraggiare, condividere
È una proposta abbastanza semplice: utilizzate (per quanto possibile) i media con i vostri figli, cercate programmi o videogiochi curiosi, creativi, divertenti ed educativi. L’uso passivo, soprattutto su bambini molto piccoli, potrebbe essere di cattivo esempio (per esempio, si può semplicemente provare a realizzare una ricetta vista in tv).
Spiegare
Questo è probabilmente il punto centrale e fondamentale: i bambini vanno educati all’utilizzo dei media. Non devono accettare ciò che vedono senza porsi domande (soprattutto quando si tratta dei social media), si possono commentare insieme i programmi o i video e spiegarne eventuali risvolti negativi, per favorire un uso consapevole dei media.
Predica bene, razzola meglio
Genitori, tutori, ovviamente la responsabilità qui è tutta vostra: sappiate che i bambini colgono quello che dite, ma altrettanto (se non di più) dal vostro non verbale, per cui cercate di limitare, in loro presenza, l’utilizzo di smartphone, tablet o tv.