Di certo non bisogna essere degli esperti di vino per comprenderne la prima bontà, ma il passo successivo, quello di comprenderne sfumature e complessità, necessita almeno di uno studio base delle caratteristiche.
Spesso se ne parla per l’Aglianico, un vino che da tempo è stato rivalutato tra gli appassionati di vino rosso nelle sue versioni più raffinate. Perché se un buon bicchiere fa gola a tutti, comprendere l’Aglianico nelle sue sfumature è riservato a coloro coloro che lo amano e ne conoscono la storia.
Un vino antichissimo, che dalla Grecia classica è passato alla Magna Grecia italiana secoli or sono, tramite la coltivazione dell’omonimo vitigno – che da Hellenico (greco) è stato chiamato o meglio storpiato in Aglianico in età rinascimentale.
La coltivazione di queste vigne, tipiche delle zone della Campania e della Basilicata, rendono vini dal gusto agrodolce, dai sentori acidi e affumicati, ma anche con note floreali e speziate che lo rendono unico oltre che complesso.
Sapori intensi dai terreni vulcanici
La composizione del gusto di questo vino si basa anche sulle sue origini da terreni collinari, calcarei ma soprattutto vulcanici. Anche se ad oggi esistono anche varietà di Aglianico coltivate in California, di certo il gusto unico di questo vino è legato ai suoi terreni nel Sud Italia, con note saline, sentori di ciliegia, mora, frutti di bosco, vaniglia, chiodi di garofano, pepe nero e cuoio.
Le tante varietà derivano da regioni differenti. L’Aglianico del Vulture, un vulcano spento in provincia di Potenza, si differenzia dall’Aglianico del Monte Taburno in provincia di Benevento e da quello coltivato nelle zone di Avellino, in particolare nel territorio di Vertecchia di Pietradefusi e il celebre Taurasi.
Seguire uno dei corsi sommelier Torino, potrà essere l’occasione per imparare a gustare con sapienza vini strutturati come l’Aglianico.
Una bontà che nasce fin dal VII secolo avanti Cristo, documentata da scavi archeologici di età greca in provincia di Potenza e dal canto che celebre il vino di Venosa, frutto della poesia di Orazio, in epoca romana.
L’Aglianico Taurasi, accostamenti a tavola
Questa varietà ormai di gran tendenza tra enoteche e ristoranti, è data da un Aglianico coltivato su suolo calcareo e non vulcanico. Una bottiglia di Taurasi darà vita a note speziate e floreali, diverse da quelle delle varietà vulcaniche, come l’Aglianico Vulture, maggiormente caratterizzata da odori di frutti rossi.
Il Taurasi rivela grandi aromi, un’alta presenza di tannini e a una composita mineralità. La sua acidità lo rende ottimo con grigliate di carne, piatti a base di carni rosse e bianche, selvaggina e formaggi ben stagionati.
Specie l’Aglianico giovane, dall’alto livello tannico, accompagna questi piatti di sapori intensi e decisi, come i ragù e secondi di maiale.
Le versioni più mature si accostano maggiormente ai formaggi di pasta dura e al pollame, ai piatti tradizionali a base di agnello e sono richiesti anche come vini da meditazione.
L’Aglianico rappresenta una vera e propria perla nella nostra produzione vitivinicola italiana, ancora da studiare e comprendere a fondo, per assaporarlo in tutte le sue diversificazioni con cognizione di causa e bicchiere!